Cal Newport nel suo libro Deep Work suggerisce di iniettare nella giornata uno spazio regolare di libertà dalle preoccupazioni professionali, in modo da poter reperire l’ozio che (paradossalmente) ci è richiesto per poter lavorare in modo “profondo”.
Alla fine della giornata lavorativa, dice Newport, interrompi le tue riflessioni su problemi di lavoro fino al mattino successivo: niente controllo della posta elettronica dopo cena, niente rimurginazioni delle conversazioni avvenute in giornata e niente schemi mentali su come gestire una sfida imminente. Interrompere completamente di pensare al lavoro. “Se hai bisogno di più tempo, allunga la tua giornata lavorativa, ma una volta chiuso, la tua mente deve essere lasciata libera”.
Motivo n. 1: i tempi di inattività aiutano la mente a fare riflessioni profonde
Lo psicologo olandese Ap Dijksterhuis ha fornito ad alcuni soggetti le informazioni necessarie per una decisione complessa da prendere per l’acquisto di un’auto. A metà dei soggetti è stato detto solo di riflettere attentamente sulle informazioni e di prendere poi la decisione migliore.
L’altra metà è stata invece distratta da facili enigmi dopo aver dato da leggere le informazioni, e poi è stata spinta a prendere una decisione senza aver avuto il tempo di ragionare a fondo. Risultato? Il gruppo distratto ha finito per prendere le decisioni migliori.
Dijksterhuis ha dimostrato che è meglio lasciare che la mente inconscia lavori sulle informazioni per trovare il bandolo della matassa di un problema. In altre parole, cercare attivamente di elaborare decisioni porterà a un risultato peggiore rispetto al caricare le informazioni rilevanti e poi passare a qualcos’altro, lasciando che gli strati subconsci della mente lavorino su quanto immagazzinato.
Motivo n. 2: i tempi di inattività aiutano a ricaricare l’energia necessaria per un lavoro di qualità
Un articolo apparso su Psychological Science descrive un semplice esperimento. I soggetti erano stati divisi in due gruppi. A un gruppo è stato chiesto di fare una passeggiata lungo un sentiero boscoso, all’interno di un giardino botanico. L’altro gruppo è stato invece mandato a fare una passeggiata nel vivace centro della città. Ad entrambi i gruppi è stato poi affidato un compito impegnativo, che richiedeva il conteggio di numeri all’indietro.
Il gruppo che aveva precedentemente camminato nella natura ha eseguito il compito con un livello di risultato fino al 20 per cento migliore.
Il vantaggio della natura si è confermato nella seconda parte dell’esperimento, la settimana successiva, quando i ricercatori hanno richiamato gli stessi soggetti ma cambiato i luoghi. Non sono state le persone a determinare le prestazioni, ma il fatto che abbiano avuto o meno la possibilità di prepararsi camminando prima nel bosco.
Camminare nella natura ti espone a quelli che l’autore principale Marc Berman chiama “stimoli intrinsecamente affascinanti”. Questi stimoli attivano l’attenzione, consentendole di rigenerarla.
Motivo n. 3: il lavoro sostituito dai tempi di inattività serali di solito non è così importante
Anders Ericsson ha studiato le abitudini di esercizio di un gruppo di violinisti d’elite e ha scoperto che la capacità di lavorare in modo intensivo in un dato giorno è limitata. Ne consegue, quindi che entro sera siamo già oltre il punto in cui possiamo continuare a lavorare efficacemente.
Qualsiasi lavoro che svolgiamo dopo una certa ora quindi, non sarà un’attività di alto valore che farà avanzare la nostra carriera; i nostri sforzi saranno piuttosto dedicati a compiti superficiali di basso valore (eseguiti peraltro a un ritmo lento e a bassa energia). “Rimandando il lavoro serale”, dice Newport, “non ti perdi nulla di importante”.
I tre motivi appena descritti supportano la strategia generale di mantenere un “endpoint” rigoroso per la propria giornata lavorativa. Solo la sensazione di aver finito con il lavoro e il permesso di staccare fino al giorno successivo può convincere il nostro cervello a entrare in una modalità in cui può iniziare a ricaricarsi per il giorno successivo. Come dice Newport, cercare di “spremere” più lavoro dalle nostre serate potrebbe ridurre nostra efficacia del giorno successivo e finiremo per ottenere meno risultati rispetto ad un arresto completo dell’attività mentale la sera prima e un conseguente periodo di riposo.
Adattato da Deep Work – Rules for Focused Success in a Distracted World – Cal Newport, Grand Central Publishing