Le aziende dovrebbero essere pronte ad adempiere a i loro obblighi etici quando durante le attività di business accadono abusi o altri comportamenti inappropriati. È fondamentale che le aziende elaborino una strategia per garantire che diritti umani non vengano lesi e considerino in modo proattivo quando e come intraprendere le azioni necessarie per adempiere ai loro doveri morali e soddisfare le aspettative di azionisti, clienti, dipendenti e altri stakeholder.
Sulla base della ricerca svolta in materia di etica aziendale e sostenibilità, di discussioni con manager e gruppi per i diritti umani e di un attento esame di come le aziende hanno affrontato questi temi in passato, gli autori hanno creato un quadro di riferimento per aiutare le aziende a sviluppare una strategia aziendale per i diritti umani che sia applicabile alle loro esigenze. Il quadro fornito offre strumenti per aiutare le aziende a valutare le loro vulnerabilità e a identificare approcci e tattiche che le aiutino a rispettare le loro responsabilità sociali e commerciali.
Tre categorie di violazioni dei diritti umani
Nel corso della ricerca, gli autori hanno osservato tre grandi aree in cui i problemi dei diritti umani emergono in relazione alle attività commerciali e che le aziende devono prendere in considerazione quando sviluppano una strategia commerciale e per i diritti umani.
Abusi nel modo in cui i prodotti o i servizi di un’azienda vengono realizzati e forniti.
Ciò include gli abusi da parte di fornitori o appaltatori o all’interno delle operazioni dell’azienda stessa. La gestione dei diritti umani nella catena di fornitura diventa sempre più sempre più complicata a causa del cambiamento del contesto geopolitico, le catene di approvvigionamento diventano più complesse e i difensori dei diritti umani sfruttano i media digitali per evidenziare abusi che spesso si stanno verificando proprio sotto il nostro naso.
A volte un lavoro, raccogliere pomodori, confezionare vestiti o lavorare in un cantiere, può sembrare del tutto normale. Quello che non salta all’occhio è il modo in cui le persone vengono controllate attraverso l’intimidazione, l’indebitamento, la sottrazione dei passaporti o le minacce di deportazione. Un’indagine del 2019 nel Regno Unito ha rivelato un giro di schiavitù che coinvolgeva più di 400 lavoratori polacchi trafficati, tenuti in condizioni spaventose. I lavoratori ricevevano una miseria per lavorare nelle fattorie e nelle fabbriche che rifornivano le principali catene di supermercati ed edilizia, tra cui Tesco, Waitrose, Sainsbury’s, Homebase, Travis Perkins, Argos e Wickes.
Non sorprende che le aziende non fossero a conoscenza delle condizioni a cui erano sottoposti i lavoratori dei loro fornitori. In realtà, oggi la maggior parte delle aziende annuncia a gran voce politiche volte a eliminare il lavoro forzato nelle loro catene produttive. Tuttavia, la prevalenza della schiavitù moderna nelle catene di fornitura globali è diventata così radicata che la maggior parte delle multinazionali ne trae vantaggio da qualche parte, spesso molto in basso nella catena, dove ha poca visibilità o influenza.
Abuso nel modo in cui vengono utilizzati i prodotti o i servizi di un’azienda.
Sebbene le aziende non creino consapevolmente prodotti che violano i diritti umani, potrebbero rendersi complici quando i clienti utilizzano i loro prodotti o servizi per farlo diventando non legalmente complici, ma colpevoli agli occhi dell’opinione pubblica. Caterpillar, ad esempio, fornitore di lunga data di macchinari pesanti per l’esercito israeliano, ha messo a rischio la sua reputazione quando sono emerse prove dell’utilizzo dei suoi macchinari per demolire case e frutteti palestinesi.
Abuso da parte dei regimi in cui l’azienda opera.
È difficile individuare un paese in cui non si verifichino abusi dei diritti umani di vario tipo, che siano sotto forma di lavoro forzato, soppressione della libertà di parola, discriminazione razziale, culturale o di genere o incarcerazione illegale. La questione è complessa e i paesi hanno opinioni diverse su ciò che costituisce i diritti umani di base. Le aziende possono trarre vantaggio dalla collaborazione con i governi, ma quando un regime di per sé viola i diritti umani, possono essere facilmente coinvolte in gravi scandali.
Tre decisioni chiave per una strategia sui diritti umani
Le informazioni raccolte durante la valutazione dell’esposizione di un’azienda ai problemi dei diritti umani possono essere utilizzate anche durante lo sviluppo e l’esecuzione della sua strategia di risposta. Per aiutare i dirigenti d’azienda a risolvere questo problema, gli autori della ricerca hanno creato uno schema decisionale che mette in evidenza le scelte che potrebbero essere attuate e le loro potenziali conseguenze.
DECISIONE 1: Uscita, voce o silenzio?
La prima decisione che un’azienda deve prendere è se farsi coinvolgere o meno. In base alle conclusioni raggiunte con la matrice di esposizione, il management deve decidere se il problema richiede ulteriore attenzione o, eventualmente, un’azione. È abbastanza grave da giustificare la dismissione delle attività e/o l’eventuale abbandono del Paese? In caso contrario, quali altre opzioni sono disponibili?
Decidere quale sia l’opzione migliore non è sempre semplice, né la fuga è sempre l’azione più appropriata. L’abbandono di un paese può non solo avere un grave impatto sui profitti di un’azienda, ma anche danneggiare le comunità in cui opera, ad esempio eliminando i posti di lavoro locali o ponendo fine alle iniziative prosociali intraprese dall’azienda.
Se un’azienda sceglie di continuare a operare e di impegnarsi per affrontare le sistematiche violazioni dei diritti umani nel suo ambiente, deve sviluppare una strategia articolata ed essere molto attenta a come e con chi interagisce.
DECISIONE 2: Approccio collettivo o individuale?
Se un’azienda sceglie di rimanere e di agire, deve decidere se sia meglio affrontare il problema singolarmente come azienda o se deve essere affrontato collettivamente con altre organizzazioni o stakeholder.
DECISIONE 3: Quali azioni e tattiche scegliere?
Dopo aver deciso se adottare un approccio collettivo o individuale, le aziende si trovano a dover decidere se intraprendere un’azione diretta per fermare le violazioni dei diritti umani o se sia possibile fare di più influenzando indirettamente i contesti istituzionali in cui operano.
Tratto da un articolo di N. Craig Smith, Markus Scholz, Jane Williams